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«Questo libriccino nasce per caso. È figlio della clausura. E di Facebook, la piazza virtuale che malamente sostituisce le piazze reali. Costretto all'isolamento, via via più stringente, ho cercato di fissare in qualche modo pensieri, sensazioni, riflessioni. Che stanno lì, nella bolla del web. E lì potevano finire. Disperdersi. Insieme al ricordo di una stagione triste, che ci ha colpiti singolarmente e collettivamente come non avremmo potuto immaginare. Anzi, all'inizio, senza capire che cosa sarebbe successo. Non avevamo gli strumenti di conoscenza, di valutazione. Con molto ritardo, mentre brindavamo al 2020, sono arrivate le prime notizie di un virus che circolava in Cina, a Wuhan, una "cittadina" con 11 milioni di abitanti. "Polmoniti anomale", si disse. Solo il 12 gennaio le autorità cinesi condivisero la sequenza genetica. Solo il 21 gennaio fecero sapere al mondo che il virus si trasmetteva da uomo a uomo. Il 29 gennaio due turisti cinesi vengono ricoverati allo Spallanzani di Roma. Poi guariranno...»